I conventi

Convento S. Maria della Pietà
Il Convento di S. Maria della Pietà a Vatolla fu fondato nel 1619 su un terreno donato ai Francescani dalla Universitas, recuperando l'antica stmttura di una cappella detta "della Pietà", in cui oggetto di grande venerazione era un affresco, ritenuto miracoloso dal popolo.
Soppresso nel Decennio francese, fu riaperto nel 1815 dopo sostanziali lavori di ristrutturazione dell’edificio.
Di grande interesse alcuni elementi architettonici e artistici, nonchè la vecchia cappella.
Convento di S. Maria del Carmine a Mercato
Il Convento di S. Maria del Carmine, fondato nel 1472 dal carmelitano Giovanni de Signo, inglobò l'antica chiesa di S. Maria dei Martiri.
Fu soppresso nel 1809, durante il Decennio francese. I suoi beni furono incorporati dal Demanio, l’edificio ceduto al comune di Lustra per usi civili e la chiesa aggregata alla parrocchiale di Casigliano. Lo stesso edificio verso la fine dell’Ottocento fu concesso all’Ordine dei Trinitari Scalzi, fu tenuto poi da altri religiosi e passò infine ai Vocazionisti, che dal 1934 ne conservano la gestione.
Il suo aspetto austero di un castello è dovuto al fatto di essere stato fortificato nella prima metá del XVII secolo per difendersi dagli attacchi dei briganti che infestavano la zona. Di particolare pregio il chiostro e le porte dell'antica farmacopea.
Convento di S. Maria della Porziuncola
Convento Santa Maria della Porziuncola fu fondato nel 1635, di particolare interesse è l'interno della chiesa ove si conservano alcune tele settecentesche che ornano gli altari, unitamente a statue di santi di pregevole fattura. Sul muro di fondo del presbiterio vi si venera un grande crocifisso cinquecentesco il quale, secondo la tradizione, giunse a Perdifumo unitamente alla statua della Madonna del Rosario; sormonta l'architrave esterno della porta d'ingresso un piccolo affresco detto "della Porziuncola", probabilmente settecentesco, di artigianato francescano che è tenuto in grande considerazione dal popolo in quanto ritenuto miracoloso.
Il Cenobio di S. Arcangelo
"(...) Perdifumo sede di un cenobio che rappresenta uno dei piú antichi stanziamenti monastici del Cilento. A valle dell'area cenobitica, dedicata a Sant'Arcangelo, si sviluppò l'omonimo villaggio che fu in seguito assorbito dall'abitato di Perdifumo.
Pietro Pappacarbone, dopo essere stato giovanissimo vescovo di Policastro, poi abate a Cava e per otto anni monaco a Cluny, nel 1067 si ritirò nuovamente nel Cilento, stabilendosi nel cenobio di Sant'Arcangelo abbandonato dai religiosi orientali.
Pappacarbone fece rivivere il cenobio come centro di fede, attirandovi nuovi monaci, e come polo sociale avanzato, introducendo sulle terre del monastero innovazioni rivoluzionarie e contratti agrari molto vantaggiosi per i contadini: trasformò i terreni abbandonati promuovendo la coltivazione della vite, dell'ulivo, delle piante da frutta, incanalò le acque terrazzando i declivi collinari. Sopra la collina di Perdifumo sono visitabili i ruderi dell'antico cenobio di sant'Arcangelo." (Carla Schiavone, Emilio Bonomo, "Sulle tracce dei Monaci Italo-Greci nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano" Arti Grafiche Boccia, Sa novembre 1999 pp. 28-29)
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